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Emissione di un francobollo celebrativo dell’Associazione Bancaria Italiana, nel settantesimo anniversario della ricostituzione

 

(Autorizzata con D.P.R. 18 giugno 2015 pubblicato nella G.U. n. 169 del 23 luglio 2015)

Poste Italiane comunica che il Ministero dello Sviluppo Economico ha emesso il giorno 7 ottobre 2015, un francobollo celebrativo dell’Associazione Bancaria Italiana, nel settantesimo anniversario della ricostituzione, nel valore di € 0,95.
Il francobollo è stampato dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A., in rotocalcografia, su carta bianca, patinata neutra, autoadesiva, non fluorescente; grammatura: 90 g/mq; supporto:
carta bianca, autoadesiva Kraft monosiliconata da 80 g/mq; adesivo: tipo acrilico ad acqua, distribuito in quantità di 20 g/mq (secco); formato carta: mm 40 x 30; formato stampa: mm 36 x 26; formato tracciatura: mm 46 x 37; dentellatura: 11 effettuata con fustellatura; colori: tre; tiratura:
ottocentomila francobolli; foglio: quarantacinque esemplari, valore “€ 42,75”.
La vignetta riproduce il logo istituzionale dell’Associazione Bancaria Italiana, in evidenza sul numero “70” rappresentativo degli anni trascorsi dalla sua ricostituzione.
Completano il francobollo la leggenda “70° ANNIVERSARIO DELLA RICOSTITUZIONE”, la scritta “ITALIA” e il valore “€ 0,95”.

 

Bozzettista: Luca Vangelli.
Roma, 7 ottobre 2015

 

Quest’anno ricorre il settantesimo anniversario della ricostituzione dell’Associazione Bancaria Italiana. Fondata nel 1919, durante il ventennio fascista perse progressivamente la sua autonomia fino al completo scioglimento. Venne ricostituita nel 1945. L’emissione di un francobollo celebrativo
vuole sottolineare questa importante ricorrenza e l’attualità dei valori che portarono allarinascita dell’ABI.
Il principale protagonista fu Stefano Siglienti, figura eminente dell’Italia repubblicana e presidente dell’ABI per oltre venticinque anni. Assunto dal Credito Fondiario Sardo dopo la laurea, ne diventò vicedirettore generale. Durante l’occupazione tedesca di Roma fu tra i protagonisti della Resistenza.
In seguito fu Ministro delle Finanze nel governo Bonomi, membro della Consulta nazionale,
presidente dell’Istituto Mobiliare Italiano. Nel 1945 fu eletto presidente dell’Associazione Bancaria Italiana, che avrebbe guidato fino alla morte, nel 1971.
Già a fine 1944 le banche dell’Italia allora libera si erano attivate per la rinascita dell’Associazione Bancaria Italiana che, come ricordato, venne formalizzata nel 1945. Le sue principali finalità furono lo spirito di coesione, l’indipendenza, la rappresentanza unitaria e democratica, l’apoliticità,
la professionalità e competenza tecnica a sostegno dell’autonomia gestionale e imprenditoriale delle banche associate.
Tutte le banche italiane promossero la rinascita dell’ABI e indicarono per i suoi organi – allora come ora – i propri uomini di punta. Inizialmente alcune banche pubbliche, come la Commerciale ed il Credito Italiano, non aderirono all’ABI, ma vi confluirono negli anni immediatamente
successivi. Lo spirito democratico rifuggiva da quelle forme di centralismo burocratico e autoritario che erano state adottate dal corporativismo. La nuova ABI rifiutava ruoli di organizzazione gerarchicamente superiore agli istituti associati e voleva acquisire autonomia e prestigio esclusivamente
con la serietà e l’obiettività.
L’apoliticità era intesa come un requisito particolarmente essenziale nel settore creditizio il cui alimento, il risparmio, va tutelato indipendentemente dalla categoria, partito, ideologia, confessione religiosa a cui appartenga il singolo risparmiatore. L’attività bancaria, fin dal 1945, doveva
essere imprenditoriale, da parte di tutte le aziende di credito, anche di quelle allora pubbliche che dovevano essere gestite secondo criteri di efficienza, autonomia e indipendenza da qualsiasi forza politica e soggette alle regolamentazioni emanate innanzitutto dalla Banca d’Italia.
Sin da allora l’ABI si affermò come l’associazione dell’intero settore bancario. Ad intervenire nel dibattito interno all’Associazione in quei primi anni, oltre a Stefano Siglienti, furono tanti dei protagonisti della storia italiana del dopoguerra, economica e non solo, da Raffaele Mattioli a Bruno Visentini,
da Ezio Vanoni a Giovanni Malagodi, dagli esponenti delle Banche Popolari a Giordano Dell’Amore a Guido Carli, che fu prima consulente dell’ABI e poi Governatore della Banca d’Italia. L’etica, la cultura, lo spirito imprenditoriale e la forte determinazione per la ricostituzione furono
le caratteristiche comuni di quella generazione che ci ha lasciato insegnamenti morali utilissimi proprio in questi mesi di sforzi convergenti per la ripresa dopo la lunga crisi di questi anni. Con gli stessi alti principi l’ABI opera attualmente, in convergenza con le Istituzioni e le Autorità della
Repubblica per realizzare la parità delle condizioni competitive delle imprese bancarie italiane con quelle del resto d’Europa, in questa fase nascente e di consolidamento dell’unione bancaria.

 

Antonio Patuelli
Presidente dell’Associazione Bancaria Italiana

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