fondazione proPosta
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Matilde Serao

E' stata anche la postina più celebre : iniziò a 18 anni come ausiliaria telegrafista alle Poste di Napoli. La Serao nacque il 1856 a Patrasso in Grecia, dal matrimonio dell'avvocato napoletano Francesco Serao, fuggito da Napoli perché ricercato come anti-borbonico e Paolina Borely, nobile greca decaduta.

La famiglia ritornò in patria a Napoli verso gli inizi del 1861, e in seguito all’età di 16 anni riuscì a ottenere il diploma di maestra. Per aiutare la famiglia cercò un lavoro stabile, e vinse, appena diciottenne, un concorso indetto dalle Regie Poste. Entrò in servizio il primo settembre 1874  come operatrice ausiliaria nell’amministrazione postale.

I requisiti richiesti all'epoca per entrare a far parte dell’organico delle Regie Poste, erano:

- aver superato la maggiore età:

- essere cittadino del Regno di specchiata onestà;

- superare un attento esame per dimostrare di sapere leggere e scrivere;

- far di conto  e conoscere un po’ il francese. 

Lavorò per quattro anni a Palazzo Gravina - antica sede delle Poste centrali partenopee.

La sua passione per la scrittura però emerse prepotentemente e lasciato il lavoro alle Poste, pubblicò a 22 anni  la sua prima novella. Successivamente, lasciò Napoli per recarsi  a Roma, dove iniziò la sua carriera di giornalista e scrittrice. A Roma frequentò il giornalista Edoardo Scarfoglio che in seguito sposò e da cuj ebbe 4 figli .

Le gravidanze non interruppero l’attività letteraria della scrittrice che, proprio in quegli anni, scrisse:  

Pagina Azzurra, All'erta!, Sentinella, La conquista di Roma, 

Piccole anime, Il ventre di Napoli, Il romanzo della fanciulla.

Tra Matilde Serao ed Edoardo Scarfoglio non nacque solo un'unione sentimentale, ma anche un sodalizio professionale e la coppia decise nel 1892  di fondare a Napoli  un nuovo giornale, che venne chiamato “Il Mattino”. 

Matilde fu direttrice del giornale e talvolta usò firmare i suoi articoli con lo pseudonimo "Gibus" (il cappelo a cilindro che si chiude a scatto). Proprio nel 1892  però a seguito dei continui litigi con il marito  Matilde lasciò Napoli. Scarfoglio, durante l’assenza della moglie, conobbe Gabrielle Bessard, una giovane cantante di teatro. La loro relazione durò due anni e terminò in modo tragico.

Il 29 agosto 1894 la Bessard bussò alla porta dei coniugi portando con sé la bambina nata dalla relazione con il giornalista. La cameriera aprì la porta, e la cantante si sparò lasciando ritrovare un biglietto sul quale era scritto:

“ Perdonami se vengo ad uccidermi sulla tua porta

come un cane fedele. Ti amo sempre”.

 

Il fatto suscitò grande clamore in tutta Napoli. La figlia venne affidata da Scarfoglio a Matilde, che la prese con sé.

Matilde scelse per la neonata il nome di sua madre, Paolina.

Aveva perdonato il marito ma dopo qualche anno decise di rompere definitivamente la relazione. 

Nel 1900 il senatore Giuseppe Saredo avviò un’inchiesta su Napoli nella quale fu coinvolto anche Scarfoglio, accusato di essersi fatto corrompere in cambio di favori. Anche Matilde ricevette accuse simili e Scarfoglio, dopo aver ironizzato sul dolore della moglie, la difese dalle pagine del Mattino.

Una difesa, quella innalzata dal giornalista, legata più al proprio orgoglio che ad un sincero affetto per la Serao che, infatti, da lì a pochi mesi fu estromessa dal Mattino. Matilde Serao si ritrovò senza marito e lavoro nel giro di poco, ma forte della propria esperienza di fondatrice e condirettrice di un quotidiano con Scarfoglio, creò, proprio a Napoli nel 1903, un nuovo quotidiano, “Il Giorno”. Il successo non tardò ad arrivare e così anche la vita sentimentale della scrittrice riprese quota. La Serao, infatti, si risposò nel 1917, dopo del marito con l’avvocato Giuseppe Natale.

Dall'unione nacque una bambina, che Matilde volle chiamare Eleonora, in segno d'affetto per la Duse.

Morì per un infarto nel 1927 a Napoli mentre era intenta a scrivere alla sua scrivania.

 

                                                                                                      (a cura di Stefano Carbone)

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