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e il Piave mormorava

E.A. Mario, il postino che diede voce all’orgoglio italiano

Straordinario documento storico, il testo originale della “Leggenda del Piave”, vergato a mano dall’autore su un modulario postale, è custodito presso il Museo Storico delle Comunicazione.

Il 24 maggio è una delle date indelebili nella storia d’Italia. Il riferimento è alla giornata di lunedì 24 maggio 1915 quando il nostro Paese, abbandonando la posizione di neutralità che aveva assunto all’indomani dello scoppio, l’anno precedente, del grande conflitto europeo, dichiara guerra all’Austria.

Le tristi vicende che seguirono quella data sono note a tutti: dalle sponde del Piave e dell’Isonzo fino ala disfatta di Caporetto l’Italia ha contato più di 700 mila morti.

Ma quanto è giusto ricordare quei tragici eventi solo come la disfatta del popolo Italiano? Dietro quelle trincee non vi erano degli uomini che lottavano per un sentimento, per un credo di un amor patrio?

Dagli albori della poesia, quando le gesta del pelide Achille erano tramandate oralmente, l’arte del comporre ha dato parola ed espressione a quelli che sono i sentimenti dell’animo umano, ai tormenti, alle passioni degli uomini e anche di un popolo.

Il poeta che meglio di chiunque altro si è fatto carico delle emozioni che hanno coinvolto gli uomini travolti da quei tragici eventi è Giovanni Gaeta, meglio conosciuto con le pseudonimo E. A. Mario.

Gaeta era un dipendente napoletano dell’amministrazione delle Regie Poste. La sua “indole umile”, come ricorda la figlia, unita ad un talento e ad una sensibilità artistica unica, lo ha portato a vedere in quei tragici eventi oltre una divisa, oltre una baionetta ed una battaglia persa.

E.A. Mario porta alla ribalta nella sua più celebre creazione, la canzone “La leggenda del Piave”, quei sentimenti di speranza e di patriottismo che qualificano l’uomo e che gli rendono dignità davanti una delle disfatte più grandi; egli vedeva nel  soldato che combatteva un uomo che lotta per un ideale di Patria e per il proprio popolo. La canzone del Piave, infatti, era essa stessa per il popolo, entità concreta nella quale l’autore si identificava, nella quale ritrovava le sue radici, un popolo fatto di persone e soprattutto di identità semplici come quelle degli impiegati postali, poiché egli stesso era un umile impiegato postale, abituato a vivere e stare a contatto con gli uomini e le loro quotidianità. La sua “arma” era l’arte della poesia, con la quale cercava di combattere il disfattismo e l’annullamento della persona che la trincea provocava nell’animo umano e nelle sue speranze.

 

“Era quasi notte ed uscivo dal mio ufficio postale. La notizia della disfatta mi fece venire da piangere. Pensai subito di rendermi in qualche modo utile alla Patria”. Queste sono le parole di E.A. Mario che meglio ci permettono di capire quanto il suo fare poesia fosse una vocazione per la società e non un dovere.

La popolarità della “Leggenda del Piave” va ritrovata nella perfetta unione di forma tecnica e di musica e nelle suggestioni che queste suscitano negli ascoltatori, assolvendo quel compito di unione tra l’artista ed il sentimento del popolo.

E.A. Mario, con il suo forte temperamento, con la passione e l’umiltà del suo animo che l’hanno portato ad onorare in egual modo il suo lavoro da impiegato postale e la sua attività artistica, offre una voce di riscatto a quegli uomini che coraggiosamente hanno combattuto credendo in qualcosa, rendendo non vana la disfatta di quei catastrofici eventi.

 

                                                                                                    (Raffaella Riverso) 

Il video dela "leggenda del Piave"

"La Leggenda del Piave"
Documento pubblicato nel 1984 per il centenario della nascita del compositore E.A.Mario
La Leggenda del Piave-Ministero PT.pdf
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