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Gli Uffici Postali

La sistemazione definitiva dell’organizzazione postale e telegrafica italiana risale al periodo 1866-1867 quando furono messi a norma sia i servizi di posta che quelli del telegrafo, specie dopo l’annessione dei territori del Lombardo-Veneto. L’amministrazione fu riordinata ufficialmente con decreto del maggio 1870 in direzioni provinciali e uffici dopo aver soppresso le vecchie direzioni compartimentali reintrodotte soltanto nel 1968. Gli uffici postali divennero immediatamente la rete di comunicazione maggiormente diffusa nel Paese contribuendo in misura considerevole alla costruzione della nazione italiana; essi rappresentavano due funzioni basilari per uno Stato moderno: la trasmissione di informazioni, private e di carattere commerciale, e la gestione di denaro. Andare all’ufficio postale significò dunque, fin da subito, avere la possibilità di mettersi in contatto con parenti e corrispondenti in tutt’Italia ma anche nel resto del mondo, di spedire e ricevere denaro attraverso il servizio Vaglia, più tardi comunicare in tempo reale con le persone desiderate utilizzando il posto telefonico pubblico che venne adibito in molti degli uffici postali sparsi dappertutto nella penisola.

Con l’accrescere dei servizi offerti e l’aumento del traffico postale e telegrafico nel 1889 fu creato il ministero delle Poste e Telegrafi. Gli uffici delle Poste, proprio per la loro capillare distribuzione in grandi e piccoli Comuni e da Nord a Sud, avevano un ruolo molto importante dal punto di vista sociale ed economico; in quell’anno se ne contavano già 4327.

Palazzo Poste Venezia sportelleria 1910

L’insieme degli uffici postali disposti nel territorio rappresentano un caso importante per la messa in atto di riforme organizzative tese al raggiungimento della maggior produttività possibile all’interno del sistema dell’offerta della pubblica amministrazione. Le Poste ebbero in tal senso un ruolo determinante nello sviluppo dell’Italia di allora, mantenendolo poi tale nel corso dei decenni sino ad arrivare ai nostri giorni.

Nell’ufficio postale venne fatta convergere l’intera gamma dei servizi di volta in volta offerti ai cittadini e alle imprese commerciali piuttosto che ai professionisti. Con il tempo l’ufficio postale, specie nelle zone più disagiate del territorio, finì per entrare nell’immaginario degli italiani in quanto luogo indispensabile per la comunicazione e il contatto stesso con una realtà nazionale che andava rapidamente cambiando.

Quando il primo di novembre del 1906 entrò in vigore il nuovo regolamento organico gli uffici postali, all’epoca collettorie e agenzie, continuarono ad avere una posizione “centrale” nell’organigramma postale. Soltanto nel 1912 furono istituite le ricevitorie.

La storia delle ricevitorie è molto interessante per il ruolo che esse svolsero fino al 1952, anno in cui vennero inserite a pieno titolo nell’organico dell’amministrazione delle Poste. Nell’aprile 1921 fu approvato il nuovo ordinamento delle ricevitorie e delle collettorie; le ricevitorie erano sempre divise in tre classi e, a seconda dei servizi offerti, potevano essere postali, telegrafiche, telefoniche o fonotelegrafiche. Quelle di qualunque classe istituite in città dove esistevano anche uffici principali presero il nome di succursali.

L’attività della Ricevitoria era affidata all’esclusiva responsabilità del titolare, che otteneva di gestire l’ufficio dietro corresponsione all’amministrazione postale di un canone mensile; il ricevitore sceglieva personalmente i suoi collaboratori, i cosiddetti supplenti, che firmavano un contratto di diritto privato e venivano retribuiti sulla base di un compenso orario. Il lavoro giornaliero si svolgeva con ritmi intensi, se teniamo conto che, specie negli uffici di grande entità, un numero elevatissimo di operazioni venivano svolte con competenza e professionalità da operatori spesso costretti a muoversi in spazi angusti e con scarsa strumentazione d’ufficio.

Eppure con quotidiana operosità impiegate e impiegati svolsero le loro mansioni con la solerzia e la compostezza di chi era abituato a interminabili ore di sportello dinnanzi a utenti  esigenti e spazientiti. Telegrammi, raccomandate, pacchi, conti correnti, vaglia: l’interminabile serie di servizi forniti dalle Poste passava attraverso l’ufficio postale, un punto di riferimento ineguagliabile per gli italiani che all’interno di quelle mura ritrovavano di frequente il contatto con vicini di casa, familiari, amici. Piazza chiusa di una nazione che nel corso del Novecento avrebbe affrontato due guerre mondiali e pesanti condizioni di disagio economico e sociale, l’ufficio postale restava a guardia di un mondo che stava progressivamente cambiando.

Il decreto n. 656 del 5 giugno 1952 riformò le vecchie ricevitorie postali e riorganizzò con nuove attribuzioni l’intera rete dei servizi delle Poste sul territorio. Ma altri furono gli effetti di quel decreto: venne avviata anche l’uniformazione del rapporto di lavoro dell’intero settore postale, assorbendo quanti prestavano la loro opera sorvegliando le attività periferiche di ciascuna direzione provinciale nel novero dei dipendenti statali a tutti gli effetti. La “famiglia” delle Poste si allargava per far spazio a tutti coloro che fino a quel momento ancora le gravitavano attorno senza potersi considerare a pieno titolo parte di quell’organigramma. Più di 11.000 uffici diedero corpo alla nuova rete territoriale del ministero.

L’introduzione di alcune importanti innovazioni tecnologiche, prime fra il tutte il Telex intorno al 1947, fece degli uffici postali, l’ideale contenitore del cambiamento e della sperimentazione. La diffusione delle Poste fin nel più piccolo centro urbano consentì di mantenere ancora una volta gli italiani in contatto tra loro, unendone gli affetti e i commerci e conservando con cura particolare i loro risparmi.

Con l’arrivo del mondo globalizzato la rete degli uffici postali, oggi circa 14.000, dinamicamente rivisitata e rammodernata, mantiene intatta la sua funzione di ideale veicolo di contatto con i clienti, siano essi grandi o piccoli. L’era digitale ha messo a riposo i vecchi timbri e le vecchie penne per sostituirle con i computer dell’ultima generazione ma gli sportelli continuano a restare l’anima viva, e operante, di un’azienda ormai rivolta alla conquista di sempre più ampie fette di mercato.

 

                                                                                                                                                                                     (Mario Coglitore)

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