Emissione di due francobolli celebrativi di Europa 2015 dedicati a: “antichi giocattoli”
(pubblicato nella G.U. n. 248 del 24 ottobre 2014)
Poste Italiane comunica che il Ministero dello Sviluppo Economico ha emesso il giorno 9 maggio
2015, due francobolli celebrativi di Europa 2015 dedicati a: “antichi giocattoli”, nei rispettivi
valori di € 0,80 e € 0,95.
I francobolli sono stampati dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A., in rotocalcografia,
su carta bianca, patinata neutra, autoadesiva, non fluorescente; grammatura: 90 g/mq; supporto:
carta bianca, autoadesiva Kraft monosiliconata da 80 g/mq; adesivo: tipo acrilico ad acqua, distribuito
in quantità di 20 g/mq (secco); caratteristiche del francobollo dal valore di € 0,80: formato
carta: mm 40 x 48; formato stampa: mm 36 x 44; formato tracciatura: mm 47 x 54; dentellatura:
11 effettuata con fustellatura; caratteristiche del francobollo dal valore di € 0,95: formato
carta: mm 48 x 40; formato stampa: mm 44 x 36; formato tracciatura: mm 54 x 47; dentellatura:
11 effettuata con fustellatura; colori: sei; tiratura: ottocentomila esemplari per ciascun
valore; fogli: ventotto esemplari, valore “€ 22,40” per il francobollo da € 0,80; ventotto esemplari,
valore “€ 26,60” per il francobollo da € 0,95.
Le vignette sono dedicate al tema comune “antichi giocattoli” e, delimitate da cubi colorati che
scorrono lungo fili metallici a ricordare un abaco, riproducono rispettivamente:
• per il valore di € 0,80, un “Pinocchio con triciclo”, realizzato in Italia negli anni Quaranta,
(manifattura INGAP - Industria Nazionale Giocattoli Automatici Padova);
• per il valore di € 0,95, un “Biplano”, del 1938, conservato presso il Museo del Giocattolo e
del Bambino di Cormano (Milano), (manifattura INGAP - Industria Nazionale Giocattoli
Automatici Padova).
In entrambe le vignette è presente il logo “Europa”.
Completano ciascun francobollo le leggende “PINOCCHIO CON TRICICLO 1940”, “BIPLANO
‘W’ 1218 1938”, “ANTICHI GIOCATTOLI”, la scritta “ITALIA” e i rispettivi valori “€ 0,80” e
“€ 0,95”. Bozzettista: Cristina Bruscaglia.
FILATELIA SUGLI ANTICHI GIOCATTOLI
Molti studiosi sostengono che la prima invenzione dell’uomo sia stata il giocattolo che, testimone
della storia, ha mantenuto saldo il legame con la realtà sociale e culturale della sua vita.
L’uomo ha duplicato le sue invenzioni a favore dei figli per farli divertire, ma anche per stimolarne
creatività e fantasia ed il giocattolo è diventato il narratore di fatti che fin dalla vita nelle
caverne ci ha permesso di ricostruire e svelare numerosi segreti momenti del passato.
Platone scriveva che «l’uomo è fatto per essere un giocattolo, strumento di Dio, e ciò è veramente
la migliore cosa in lui. Egli deve, dunque, seguendo quella natura e giocando i giochi più
belli, vivere la sua vita, proprio all’inverso di come fa ora».
Platone parla dell’uomo e non del bambino quando accenna al giocattolo. È profondamente intuitivo
che il primo vero giocatore fosse l’adulto che amava immergersi nel mondo dei piccoli per
soddisfare le sue esigenze ludiche, per liberarsi del peso del suo lavoro e dei suoi pensieri ingombranti.
Così pure il bambino amava imitare i grandi quando giocava con i suoi coetanei e si spostava
con la sua grande fantasia in un mondo nuovo che non gli apparteneva. È la prova che al di
là degli oggetti i primi giochi erano quelli della creatività e della modifica dei propri ruoli.
E poi la palla, cerchi, sonagli e bambolette in una radicata linea orizzontale tra tutti i paesi e i
popoli del mondo senza differenze o età.
Emissione di due francobolli celebrativi di Europa 2015 dedicati a: “antichi giocattoli”
I giocattoli e le bambole erano costruiti in casa con mezzi di fortuna, in forme semplici e con
materiali talmente deperibili da non lasciare traccia dopo il loro utilizzo. Nel 1899 nacque a
Brooklyn il primo Museo dei Bambini.
Ma a tutela del passato e a monito del futuro, 100 anni di giocattoli li racconta fedelmente il
Museo Demoantropologico del Giocattolo di Zagarolo, il più grande d’Italia in sede storica. A
due passi da Roma nel cinquecentesco ambiente di Palazzo Rospigliosi raccoglie più di mille
tra pinocchi, trenini, tricicli e soldatini, auto, aerei, bambole, modelli, burattini e marionette.
Pinocchio
Pinocchio era un burattino, come lo definisce Collodi, o una marionetta?
Il termine marionetta indica un pupazzo intero, con gambe e braccia, che si manovra con i fili,
mentre il burattino è in genere assolutamente incompleto, in quanto è costituito spesso dalla
sola testa o, al massimo, dalle braccia nelle quali vengono infilate le dita per poterlo manovrare
nel teatrino dei bambini.
Quindi Pinocchio non è un burattino, ma Collodi, forse per motivi poetici o di abitudini dialettali
del territorio, così ha voluto chiamarlo e noi rispetteremo la sua scelta.
Il racconto “Storia di un burattino” uscì a puntate a partire dal 7 luglio 1881 con il suo primo
numero. Pinocchio si presentava per la prima volta sulle pagine del “Giornale per i bambini”,
rivista periodica per l’infanzia, stampata a Roma, diretta da Ferdinando Martini e finanziata
dall’editore Oblieght. La storia in quindici capitoli di Carlo Collodi (Carlo Lorenzini, il suo vero
nome) finiva con le seguenti parole che parlavano di Pinocchio impiccato al ramo della Quercia
grande: “E non ebbe fiato per dir altro. Chiuse gli occhi, aprì la bocca, stirò le gambe e, dato un
grande scrollone, rimase lì come intirizzito”. Il successo del “burattino” fu grande e la redazione
del giornale, con il suo caporedattore Guido Biagi, chiese all’autore di continuare il racconto.
Nel febbraio 1882 la rivista pubblicò questa nota: “Una buona notizia! Vi ricordate del povero
burattino che il signor Collodi lasciò attaccato a quell’albero e che pareva morto? Ebbene, ora
lo stesso signor Collodi ci scrive per annunciarci che Pinocchio non è morto, anzi è più vivo che
mai, e che gli sono accadute delle cose che pare impossibile”. La storia riprese con un nuovo
titolo, le Avventure di Pinocchio, che si prolungarono per quasi un anno.
Nel febbraio del 1883, a poche settimane di distanza dalla fine delle puntate uscite nel Giornale
per i bambini “Le Avventure di Pinocchio” venivano pubblicate in volume dalla casa editrice
Paggi di Firenze. Il libro era di piccolo formato, 18×12 cm, con la copertina verde in brossura,
e fu messo in vendita a 2,50 lire.
Nel 1940 La Walt Disney produce il film di animazione dal titolo Le avventure di Pinocchio con
l’ausilio di numerosi registi. In Italia il film fu distribuito solo nel 1947.
50 anni dopo la nascita del Pinocchio letterario viene prodotto anche il suo corrispondente giocattolo
in legno.
La Ditta Mastro Geppetto dei fratelli Piana&C. proviene da una generazione di artigiani tornitori,
che da oltre sessant’anni producono scacchi, sfere, colonnette e segnalini utilizzati per il gioco
del Monopoli.
Molti i prodotti famosi della ditta, ma più di altri è la produzione di oltre 60 modelli del burattino
Pinocchio che viene esportato in tutto il mondo.
Il Museo del Giocattolo di Zagarolo, ha tra gli altri alcuni splendidi esemplari di Pinocchio alti
un metro e mezzo. Color legno, con gli abiti lucidi in vernice rossa e nera, eleganti come sentinelle
in uniforme agli ingressi principali di Palazzo Rospigliosi.
Il Museo si estende per circa 1000 metri quadrati, lungo 17 sale espositive. È interamente dedicato
al giocattolo, con un’attenzione particolare ai legami fra gioco e realtà sociale e culturale
per la gioia e l’attenzione di migliaia di alunni delle scuole giornalmente in visita.
Nel Museo sono contenuti circa 1.000 giocattoli e la simbiosi che si crea tra loro e gli antichissimi
ambienti affrescati è il risultato della sagace strategia studiata per coinvolgere l’immaginazione
e la curiosità dei visitatori i quali restano letteralmente coinvolti nello scorrere del tempo
e nella coscienza di avere sotto gli occhi “quell’unico, vero capitale che l’uomo non può permettersi
di perdere; la nostra storia” (Thomas Edison).
A due passi dalla città di Roma, il Museo è stato inaugurato il 19 Marzo 2005 e compie quest’anno
i suoi primi dieci anni di attività.
Oggi è di proprietà del Comune di Zagarolo che con delega speciale ha affidato all’Istituzione
Palazzo Rospigliosi il grande compito di promuovere e svolgere attività nel campo dell’Arte,
della Musica e della Letteratura. L’Istituzione realizza programmi di coinvolgimento popolare e
nello stesso tempo di elevata qualità come le mostre di arte contemporanea con artisti di fama
quali Gino Guida, Enrico Benaglia, Rosetta Acerbi... Concerti musicali con l’Orchestra
Giovanile Goffredo Petrassi. Corsi didattici nelle più diverse materie con docenti qualificati.
Presentazione di libri da parte degli stessi autori nella Biblioteca Comunale.
Il Palazzo Rospigliosi è legato ad una delle famiglie nobiliari della Roma rinascimentale e barocca:
i Colonna. La storia ci racconta di grandi ospiti passati nelle sue sale; tra questi Michelangelo
Merisi, detto Caravaggio che, nella sua storica fuga dalla città di Roma, vi trovò riparo e protezione,
dipingendo anche alcuni capolavori e Vittorio Alfieri che più volte nel teatro all’interno
recitò i suoi versi immortali.
Lo stabile, tra i più grandi palazzi storici della Regione Lazio, si staglia con le sue dimensioni
monumentali di fronte al corso principale di Zagarolo ( 36 Km da Roma) che nella sua tradizione
folcloristica annovera la famosa Sagra dell’Uva e dei vini tipici della prima domenica di ottobre.
Nella cucina locale il “tordo matto” è stato riconosciuto come prodotto tipico dalla Gazzetta
Ufficiale della Repubblica Italiana con la denominazione ufficiale di “Tordo Matto di Zagarolo”.
Una controversa ricerca etimologica fa risalire il suo nome al termine latino ‘sagum’; la mantella
di colore rosso granato che le donne del posto cucivano per i legionari romani.
Francesco Zero
Direttore del Museo Demoantropologico del Giocattolo (Zagarolo – Roma)
Un francobollo che porta l’immagine di un antico aeroplano giocattolo.
La sua identità sta scritta nel nome: INGAP, acronimo di “Industria Nazionale Giocattoli Automatici Padova”. Modello 1218.
La sua storia nella data di costruzione riconducibile alla seconda metà degli anni ‘30 del ‘900.
E subito, per immediata associazione di idee si affollano tante suggestioni: il design italiano, la ripresa
industriale postbellica, l’impero, la mistica del volo, il Balilla che ha giocato con l’areoplanino.
La ditta fu fondata da Tullio Anselmi nel 1919 a Padova e diede vita ad una produzione copiosissima
di giocattoli di latta litografata, arrivando nel momento della massima espansione ad
avere fino a 600 dipendenti.
La sua ascesa continuò fino al dopoguerra finché la concorrenza dei giocattoli giapponesi la
costrinse a rallentare la produzione, che andò scemando fino al 1972, quando la ditta fu assorbita
dalla Eurotoys.
L’Italia, a causa della sua condizione politica e geografica frammentata, si era inserita nell’imprenditoria
del giocattolo molto più tardi di altri paesi europei.
Con la fine della grande guerra si avvertirono però i primi segnali di un’importante inversione di
tendenza e si affacciarono alla ribalta della storia alcuni grandi sperimentatori dell’industria italiana:
Lenci, Cardini, Ingap.
Non potendo certamente competere con lo strapotere delle industrie d’oltralpe, le nostre prime
fabbriche del ‘900 riescono, però, ad emergere e ad imporsi all’attenzione internazionale mettendo
in campo le tipiche caratteristiche nazionali: originalità, fantasia, varietà nell’ideazione dei
modelli, leggerezza, importanza stilistica delle decorazioni e purezza nella costruzione delle linee.
Si può dire che nasce qui il design italiano che troverà maggiore affermazione negli anni a venire.
Fra le due guerre, Ingap raggiunge l’apice del suo successo con una profusione vastissima di
modelli e di soggetti esplorando ogni aspetto ludico: dai trenini ai soldatini, dalle auto, ai pupazzi
animati passando per le giostrine, i carri armati , le raganelle e i clown, le cucinette e le mitragliatrici.
Ma è in particolare nella realizzazione di alcuni aeroplani Ingap, che si può leggere l’entusiasmo,
la passione e l’orgoglio dell’imprenditoria italiana dell’epoca: nella seconda metà degli
anni ‘30, l’aviazione italiana aveva raggiunto una posizione internazionale di assoluto rilievo,
stabiliva primati mondiali e il ministro dell’aeronautica Italo Balbo, realizzava la fantastica
impresa della trasvolata oceanica.
L’intima vocazione del giocattolo consiste nel riprodurre a misura di bambino ogni invenzione,
scoperta, ogni evento rimarchevole del mondo adulto. Infatti il piccolo aeroplano è un biplano,
cioè è dotato di due ali sovrapposte, ed idealmente si ricollega al biplano dei fratelli Wright che
per primo solcò i cieli nel 1903, ma soprattutto si ispira ai modelli acrobatici, agili e leggeri, preferiti
dalle scuole di volo nazionali della Regia Aeronautica che, dopo aver mietuto successi in
Spagna, furono utilizzati fino alla seconda guerra mondiale.
La grafica futurista della decorazione, la teoria di finestrini che lo caratterizza come aereo non
destinato alle imprese belliche ma piuttosto al trasporto civile, pilota e copilota con doppio parabrezza,
il marchio della ditta e il logo Superflex sulle ruote con riferimento a Pirelli che nel 1927
aveva lanciato sul mercato il primo pneumatico radiale, sono tutti dettagli che consentono la
ricostruzione della nostra storia nazionale e che unitamente alle perfette condizioni di conservazione,
fanno di questo esemplare un vero pezzo da Museo.
Da Museo del Giocattolo e del Bambino.
Il Museo del Giocattolo e del Bambino presenta una delle più importanti raccolte europee di
Giocattoli d’epoca, frutto di oltre mezzo secolo di appassionata ricerca. Migliaia di pezzi, esposti
a rotazione, seguendo percorsi cronologici e tematici. Tre secoli di Storia, dal 1700 agli anni
‘70 del novecento, per proteggere e conservare la memoria dell’Infanzia.
L’esposizione comprende anche numerosi reperti, documenti, testimonianze. I giocattoli rigorosamente
originali e perfettamente funzionanti indagano ogni aspetto ludico: bambole e soldatini,
modellini di ogni sorta, giochi da strada e da tavolo, libri e fumetti, fino ai primi videogames...
materiali, dimensioni, intendimenti educativi sono i più diversi e suggestivi.
Si tratta di esemplari, provenienti da tutta l’Europa e oltre, selezionati in base all’interesse storico
e culturale, alla rarità, ma soprattutto al racconto che se ne può trarre.
Storie di bambini, certo: come vivevano, crescevano, studiavano e lavoravano; la loro vita in
famiglia e fuori dalla famiglia.
Ma anche storie di adulti: il giocattolo non è mai fine a se stesso ma è testimone preciso e puntuale,
spesso impietoso. Attraverso l’osservazione dell’oggetto emerge allora il percorso umano. Scienza
e arte, artigianato e industria, pedagogia e filosofia convergono nel gioco e nei simbolismi
di un linguaggio universale che non conosce barriere di razza, età, lingua, civiltà.
Particolarmente approfonditi i percorsi didattici, focalizzati in 20 anni d’esperienza e apprezzati
da oltre mezzo milione di bambini. Toni e contenuti delle visite guidate sono calibrati in base
all’età delle scolaresche, dalle materne alle superiori (con approfondimento di specifici argomenti,
anche su richiesta degli insegnanti).
Non mancano percorsi per i gruppi adulti, dalle università alla terza età.
I percorsi possono essere abbinati ad attività di Laboratorio, veri e propri atèlier di costruzione di
Giocattoli (per bambini da soli, per le scuole, per le famiglie... ma anche corsi propedeutici per i
futuri educatori). Le attività di laboratorio sono prima di tutto un’opportunità di impiegare il tempo
in modo significativo e divertente. Operatori specializzati propongono una tipologia di gioco interattivo
e creativo senza schemi precostituiti. Attraverso l’uso di un’ampia gamma di materiali esteticamente
attrattivi e opportunamente preparati, si innesca un processo che stimola le capacità
immaginative, logiche e pratiche e che ha come fine ultimo la realizzazione di un’idea.
Il gioco come opportunità di produrre cultura e generare sapere.
La visita al Museo rappresenta uno straordinario viaggio nel mondo della fantasia, della poesia,
dell’arte e della fiaba. Racconta l’incanto delle fiere di paese, delle feste popolari, dei teatrini
di piazza. Illustra l’evolversi nel tempo delle convenzioni sociali e il mutare dei modelli e dei
ruoli. Documenta la partecipazione alle prime grandi scoperte della scienza e della tecnica in
un multiforme ventaglio di interessi che ben si prestano ad essere raccolti, interpretati e sviluppati
nel contesto delle programmazioni educative.
Paolo Franzini Tibaldeo
Museo del Giocattolo e del Bambino
€ 1,00 In vendita presso gli Uffici Postali, gli Sportelli Filatelici del territorio