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Emissione di un francobollo commemorativo di Pier Paolo Pasolini, nel 40° anniversario della scomparsa 

(Autorizzata con D.P.R. 22 agosto 2014 pubblicato nella G.U. n. 248 del 24 ottobre 2014) 

Poste Italiane comunica che il Ministero dello Sviluppo Economico ha emesso il giorno 2 novembre 2015, un francobollo commemorativo di Pier Paolo Pasolini, nel 40° anniversario della scomparsa, nel valore di € 0,95.

Il francobollo è stampato dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A., in calcografia, su carta bianca, patinata neutra, autoadesiva, non fluorescente; grammatura: 90 g/mq; supporto: carta bianca, autoadesiva Kraft monosiliconata da 80 g/mq; adesivo: tipo acrilico ad acqua, di-

stribuito in quantità di 20 g/mq (secco); formato carta: mm 30 x 40; formato stampa: mm 26 x 36; formato tracciatura: mm 37 x 46; dentellatura: 11 effettuata con fustellatura; colori: uno; ti- ratura: ottocentomila francobolli; foglio: quarantacinque esemplari, valore “€ 42,75”.

La vignetta riproduce un ritratto di Pier Paolo Pasolini, poeta, scrittore, saggista, drammaturgo, regista cinematografico e finissimo intellettuale, uno dei simboli del Novecento italiano.

Completano il francobollo la leggenda “PIER PAOLO PASOLINI 1922 - 1975”, la scritta “ITALIA” e il valore “€ 0,95”.

Bozzettista e incisore: Antonio Ciaburro. Roma, 2 novembre 2015 

 

Pier Paolo Pasolini nasce a Bologna il 5 marzo 1922 da Carlo Alberto, ufficiale di artiglieria, e da Susanna Colussi, maestra elementare di Casarsa, in Friuli, dove spesso durante l’infanzia e l’adolescenza trascorre la stagione estiva. Frequenta il Liceo Galvani di Bologna per poi iscriversi nel 1939 alla facoltà di Lettere, dove segue le lezioni dello storico dell’arte Roberto Longhi e stringe rapporti d’amicizia con Francesco Leonetti e Roberto Roversi. Nel 1942 pubblica la sua prima raccolta di versi in dialetto friulano, Poesie a Casarsa, che viene subito notata dal filologo Gian- franco Contini, e si trasferisce proprio a Casarsa insieme alla madre e al fratello Guido. Durante la Resistenza il fratello verrà ucciso da partigiani comunisti sloveni: la tragica morte crea nello scrittore un forte senso di lacerazione e di colpa. Nel 1945 si laurea a Bologna con una tesi su Pascoli, nello stesso anno fonda insieme a vari amici l’«Academiuta di lengua furlana». Alla fine del 1947 inizia a insegnare materie letterarie nella scuola media di Valvasone e si avvicina al Par- tito comunista ma nel 1949, in seguito a un episodio legato alla sua vita di omosessuale, viene denunciato per corruzione di minori e atti osceni in luogo pubblico, sarà il primo di una lunga serie di processi che subirà nella sua vita; è così costretto a lasciare l’insegnamento ed è espulso dal partito.

Nel 1950 si trasferisce con la madre a Roma, dove entra in contatto con il mondo delle borgate: nel 1951 conosce Sergio Citti, imbianchino di diciotto anni che lo introduce nel dialetto romano. Al tempo stesso frequenta il mondo culturale della capitale: conosce Penna, Caproni, Bertolucci, Bassani, Gadda, Moravia, Morante. Alla fine del 1951 inizia a insegnare nella scuola media pa- rificata di Ciampino e sempre nello stesso anno ottiene il primo contratto editoriale per una An- tologia della poesia dialettale del Novecento, che uscirà nel 1952. Lavora a un’altra antologia dedicata alla poesia popolare che sarà pubblicata nel 1955 col titolo Canzoniere italiano. Nel 1954 vede la luce l’intero corpus delle sue poesie friulane, La meglio gioventù, dedicato a Gian- franco Contini. Al 1955 risale il suo primo romanzo, Ragazzi di vita: attraverso le vicende di Ric- cetto e di altri ragazzi lo scrittore si immerge nel mondo del sottoproletariato romano. Il romanzo non viene accolto in modo favorevole dalla critica, ottiene invece un grande successo di pubblico, mentre la magistratura milanese accoglie la denuncia di «carattere pornografico» del libro. Il 1955 è anche l’anno di fondazione a Bologna della rivista sperimentale «Officina», insieme agli amici Francesco Leonetti e Roberto Roversi. Il lavoro letterario sempre più si intreccia a polemiche politico-intellettuali, che vedono lo scrittore partecipare alla crisi della sinistra. Nel 1957 è la volta di nuovo della poesia con la pubblicazione dei poemetti Le ceneri di Gramsci, l’opera poe- tica più rappresentativa. Nel 1959 esce il suo secondo romanzo, Una vita violenta, che segue le vicende di un giovane di Pietralata, Tommasino Puzzilli, dalle gesta teppistiche alla coscienza politica, fino alla morte in seguito a un atto eroico.

Alla fine del 1961 parte per un viaggio in India insieme a Moravia e Morante, per proseguire poi per l’Africa. Scrive per il quotidiano «Il Giorno» una serie di articoli che verranno raccolti nel vo-

lume L’odore dell’India. Con gli anni Sessanta il suo interesse si sposta al cinema, che impone sempre più la sua presenza sulla scena pubblica e diffonde la sua fama a livello internazionale. Nel 1961 Pasolini realizza Accattone, a cui seguono molti altri film, tra i quali Mamma Roma del 1962, Il Vangelo secondo Matteo del 1964, Uccellacci e uccellini del 1965 e Medea del 1969. Nel 1962 conosce Ninetto Davoli, figlio di contadini calabresi immigrati nelle baracche del Pre- nestino, che diventerà attore nei suoi film. Vicino a Moravia, nel 1965 entra con lui e Alberto Ca- rocci nella direzione della rivista «Nuovi Argomenti». Intanto nel 1960 era uscito il volume Passione e ideologia, raccolta dei suoi saggi letterari, mentre continua la pubblicazione di poesie: La religione del mio tempo del 1961, Poesia in forma di rosa del 1964 e nel 1971 l’ultima sua raccolta Trasumanar e organizzar. Pasolini pubblica nel 1962 il romanzo Il sogno di una cosa e nel 1965 il volume di prose narrative Alì dagli occhi azzurri. Il suo interesse si rivolge anche al teatro a partire soprattutto dal 1965; pubblica sei tragedie: Orgia, Bestia da stile, Pilade, Affabu- lazione, Porcile e Calderón. Nel 1968 esce il romanzo Teorema, trasformato in film. Pasolini mo- stra un atteggiamento polemico nei confronti del movimento studentesco – difende i poliziotti, di origine proletaria, contro gli studenti ribelli, spesso di origine borghese – e della nuova sinistra. La sua collaborazione a giornali e riviste gli permette di intervenire provocatoriamente sulla so- cietà italiana, sempre più dominata da un cieco edonismo consumistico. Numerosi sono i suoi interventi critici sulla politica italiana, mentre i suoi ultimi lavori suscitano sempre più polemiche come quelle per il suo ultimo film Salò o le 120 giornate di Sodoma del 1975, basato sulla ri- scrittura di un romanzo del marchese de Sade. Dal 1973 collabora al «Corriere della Sera» con una serie di interventi politici e di costume, raccolti poi nel volume del 1975 Scritti corsari. Nello stesso anno, esce La nuova gioventù, che riproduce La meglio gioventù con un suo rifacimento. Nella notte tra il 1° e il 2 novembre 1975, Pasolini viene ucciso presso l’idroscalo di Ostia Lido. Sulla dinamica dell’assassinio rimangono ancora dubbi. Lascia incompiuti molti lavori, tra cui il complesso romanzo Petrolio. Postumo sarà il volume di scritti politico-civili Lettere luterane (1976).

Pier Paolo Pasolini, voce provocatoria tra le più originali del Novecento, si confronta di continuo con il mondo e le sue trasformazioni, un confronto e un intervento attivo nella società che av- vengono con strumenti e forme linguistiche diverse. La Biblioteca Nazionale Centrale di Roma conserva i dattiloscritti, con correzioni autografe, di alcune delle sue più importanti opere. In pri- mis i romanzi Ragazzi di vita e Una vita violenta, attraverso i quali egli si immerge nella realtà stessa, quella delle borgate romane, dove personaggi giovanili vivono ai margini nella loro vitalità e spontaneità ma, al tempo stesso, problematicità della loro condizione. Alla ricerca continua di un contatto diretto con la realtà, l’approdo naturale non può che essere il cinema – la Biblioteca conserva l’abbozzo di sceneggiatura per un film su San Paolo –, un’attività alla quale si affianca quella teatrale, con una serie di sei tragedie, tra cui Porcile, legata all’omonimo film. Narrativa, cinema, ma anche poesia, scritti critici e interventi sui giornali con La nuova gioventù, Passione e ideologia e Lettere luterane: il suo sguardo acuto e polemico non smette mai di seguire l’evol- versi della realtà sociale, politica e intellettuale, sempre più destinata a degradarsi e incapace di un’autentica trasformazione.

 

Andrea De Pasquale
Direttore della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma 

 

 

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