Giardino Alpino di Campo Imperatore
Il Giardino Alpino di Campo Imperatore è localizzato lungo il pendio meridionale di Monte Aquila, sul versante occidentale del Gran Sasso d’Italia (L’Aquila), in prossimità del valico tra Campo
Imperatore ed i Tre Valloni, oltre il limite della vegetazione arborea. Situato a 2117 m s.l.m., nel cuore del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, occupa un’area di
circa 3500 mq ed è il più alto in quota di tutto l’Appennino.
Il Giardino fu istituito nel 1952 dal Prof. Vincenzo Rivera, primo rettore dell’Università degli Studi dell’Aquila, nell’intento di “creare un Centro per lo studio dei pascoli naturali del
centro-sud d’Italia” ed anche per approfondire lo ”studio delle caratteristiche delle specie e varietà vegetali esistenti in Italia, in relazione all’ambiente, particolarmente al
clima”.
Il Giardino è attualmente gestito dalla Sezione di Scienze Ambientali del Dipartimento MESVA dell'Università degli Studi dell'Aquila e dall’Ufficio Territoriale per la Biodiversità
dell’Aquila.
L’ambiente naturale è molto selettivo a causa delle temperature estremamente basse, dei venti spesso violenti e dell’elevato innevamento. La stagione vegetativa, caratterizzata da
spettacolari e fugaci fioriture, è brevissima, inferiore in media a 130 giorni per anno.
Le severe condizioni climatiche permettono la fruizione del Giardino solo per un breve periodo che va da giugno a settembre.
Le collezioni botaniche sono collocate in aiuole, distinte in ordine sistematico, dedicate alle diverse famiglie botaniche. Di più recente realizzazione è la costruzione di roccere e brecciai
nei quali ammirare le entità vegetali nei loro ambienti naturali di alta quota. Vicino ad ogni specie è posizionato un cartellino in cui sono indicati il nome scientifico, il nome italiano,
la famiglia botanica, l’habitat e la distribuzione geografica.
Nell’ambito delle proprie attività il Giardino Alpino di Campo Imperatore promuove la ricerca scientifica, focalizzando l’attenzione sulle specie vegetali maggiormente vulnerabili perché
rare, endemiche o relitti glaciali. Tra le specie più rappresentative vi sono la rarissima Androsace abruzzese (Androsace mathildae), la stella alpina dell’Appennino (Leontopodium nivale),
il genepì appenninico (Artemisia umbelliformis subsp. eriantha), l’Adonide curvata (Adonis distorta).
Il Giardino Alpino è il luogo d’incontro e scoperta di discipline diverse, ogni anno vengono organizzate
giornate di formazione per educare e sensibilizzare i visitatori alla conservazione della biodiversità.
Tra le attività del Giardino vi è la pubblicazione dell’Index seminum, cioè del catalogo dei semi raccolti nel territorio del Gran Sasso e della Conca Aquilana per lo scambio di germoplasma
tra gli orti botanici italiani e del mondo che ne facciano richiesta.
Dott.ssa Loretta Pace
Responsabile scientifico del Giardino Alpino
Università dell’Aquila
Dipartimento MESVA sezione di Scienze Ambientali
* * *
Parco nazionale dell’Asinara
L’Asinara è una grande Isola, è la seconda, per dimensioni, fra le isole della Sardegna, seconda solamente a Sant’Antioco, nel sud-ovest dell’Isola Madre. Ricade interamente nel territorio
del Comune di Porto Torres e per la sua elevata importanza storica e naturalistica, è diventata Parco nazionale con Legge n. 344 dell’8 ottobre 1997.
Il Parco Nazionale dell’Asinara è un’area naturale protetta istituita con D.P.R. del 3 Ottobre 2002.
Il presente Decreto del Presidente della Repubblica “istituisce il Parco Nazionale dell’Asinara il 28 novembre 1997 e con D. M. del 13 agosto 2002 sancisce l’istituzione dell’Area Marina
Protetta denominata “Isola dell’Asinara”. Inoltre tutta l’Area Protetta ricade all’interno di un Sito di Importanza Comunitaria (SIC) e Zona Speciale di Protezione (ZPS).
Il suo territorio è caratterizzato da un patrimonio naturalistico e storico-culturale di significato e valore eccezionali, che è distribuito su un’Isola, appunto di grandi dimensioni, nella
quale lo scenario, lo spirito, il fascino, la forza della natura, il paesaggio e le sue fisionomie mutano profondamente in breve spazio.
L’Isola è situata all’estremità nord-occidentale della Sardegna, ha una superficie di circa 51 chilometri
quadrati, una lunghezza in linea retta di oltre 17 km e oltre 100 km di coste.
Ha una forma stretta e allungata Nord – Sud con coste molto frastagliate che sono indice di notevoli varietà di habitat naturali ed è composta di quattro piccoli rilievi montuosi collegati da
istmi.
Quello settentrionale è il maggiore, sia per estensione che per altitudine, e comprende il rilievo più alto di Punta della Scomunica (408 m. slm).
Il paesaggio si presenta estremamente diversificato, con alte falesie scistose nella costa occidentale
e ampie insenature e piccole spiagge nella costa orientale.
L’Asinara è sempre stata molto frequentata per la sua posizione centrale nel Mediterraneo; era conosciuta dai fenici, dai greci e dai romani nelle loro navigazioni commerciali. Dopo
l’Istituzione dell’Area Protetta, l’isola non ha una propria popolazione permanente residenziale, se non il Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale, e nel periodo estivo, i turisti che
soggiornano in una unica struttura in grado di ospitare i non residenti.
La Flora
Il territorio dell’Asinara ha subito negli ultimi decenni del ventesimo secolo, un intenso uso delle risorse da parte dell’uomo che ha condizionato il paesaggio vegetale.
Il paesaggio è fortemente condizionato dalla macchia che presenta diverse strutture: bassa, rada, alta. Si identificano vari tipi di macchia in base alla specie prevalente a lentisco (Pistacia
lentiscus);
a olivastro (Olea oleaster); a euforbia (Euphorbia dendroides); a ginepro (Juniperus phoenicea).
Nelle aree costiere occidentali possono essere distinte due fasce di vegetazione: una maggiormente
esposta all’azione dell’aerosol marino, è caratterizzata da specie come Crithmum maritimum,
Limonium acutifolium, Erodium corsicum. Nell’isola dell’Asinara vi sono diversi endemismi, cioè piante che presentano un areale di distribuzione limitato ad un determinato territorio;
sono circa trenta specie che rappresentano il 5% della flora totale: 3 sono esclusive della Sardegna; 13 sono comuni con la Corsica; 14 sono comuni con altre isole del Mediterraneo
occidentale.
Quelle esclusive sono: Centaurea horrida, endemismi da gariga costiera. è una specie di antica origine ed è protetta dalla Convenzione di Berna, relativa alla Conservazione della vita
selvatica e dell’ambiente naturale in Europa, che comprende solo 20 piante italiane; Limonium acutifolium presente lungo tutta la costa dell’isola, Limonium laetum, è una pianta rara e in
notevole diminuzione per il tipo di habitat in cui vive. Altri endemismi particolarmente interessanti sono quelli che testimoniano la continuità territoriale del massiccio Sardo-Corso,
alcuni dei quali conferiscono una certa peculiarità alla flora dell’isola, come ad esempio: Astragalus terraccianoi, Erodium corsicum, Evax rotundata, Leucojum roseum, Nananthea
perpusilla.
La fauna
Anche la fauna ha subito negli ultimi decenni profonde modificazioni; nell’isola oggi sono segnalate
oltre 80 specie di vertebrati terrestri appartenenti alle classi degli Anfibi, Rettili, Uccelli e Mammiferi ed annovera diverse specie rare e in via di estinzione.
Tra le specie endemiche possono essere ricordate la luscengola, curioso rettile squamato; la lepre sarda; tra le specie Sardo-Corse il barbagianni di Sardegna; lo scricciolo; il piglia mosche e
lo zigolo nero; invece nella sottospecie Sarda, il quercino e il muflone.
Al gruppo degli Invertebrati appartengono animali completamente diversi tra loro, poco considerati
per le piccole dimensioni e che tuttavia rivestono un grande interesse scientifico e biogeografico.
Tra gli anfibi sono presenti tre specie appartenenti all’ordine degli anuri: Raganella, Discoglosso,
Rospo smeraldino rinvenibili presso fontanili e riserve d’acqua.
Tra i rettili sono state segnalate 12 specie, tra cui la testuggine comune, la testuggine greca, la lucertola
tiliguerta, il colubro e la biscia viperina. Gli uccelli sono tra gli animali meglio conosciuti dell’isola e studiati da oltre 15 anni, con censimenti alle colonie e con inanellamenti per
studiare il flusso migratorio. Dal 1998 l’Asinara è
inclusa nel progetto denominato Piccole Isole coordinato dall’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica,
che ha come finalità principale lo studio della migrazione primaverile dei passeriformi transahariani.
Sono state osservate circa 150, tra le quali 52 sono risultate nidificanti. Ben 80 specie rivestono un interesse conservazionistico Europeo: risultano di interesse globale (falco grillaio e
gabbiano Corso). 13 minacciate, vulnerabili o rare ( esempio berta maggiore, falco della regina, beccapesci, ghiandaia marina, codirosso, averla cenerina, averla capirossa, ortolano). 31
specie hanno areale prettamente Europeo (esempio falco pescatore, gheppio, falco, cuculo, pernice sarda, barbagianni, civetta).
Per quanto riguarda i mammiferi sono presenti 11 specie, pari a circa il 60% del totale delle specie sarde tra cui il riccio, la lepre sarda, il cinghiale e il muflone.
Tra le altre specie devono essere ricordati gli asini, quello grigio sardo ed il caratteristico asinello bianco dell’Asinara. L’asinello bianco è caratterizzato da dimensioni ridotte che in un
soggetto adulto sono di circa un metro di altezza.
L’ambiente marino costituisce per l’Asinara un elemento di notevole interesse scientifico e naturalistico.
è caratterizzato da elevata integrità e diversità delle comunità sia vegetali che animali e dall’ottima
qualità delle acque: le acque circostanti l’isola dell’Asinara presentano una qualità elevata come
dimostrato dalla notevole trasparenza e dalle basse concentrazioni di composti ed elementi indicatori
d’impatto antropico.
Si possono distinguere due versanti principali: quello occidentale è caratterizzato da ripidi pendii che continuano nella parte immersa; la morfologia del fondo marino risulta costituita da
falesie con franate ricche di anfratti, canaloni e spaccature; la piattaforma in alcuni punti sprofonda raggiungendo rapidamente i 50 metri come presso Punta Preda Bianca, Punta Tumbarino,
Punta dello Scorno; quello orientale decliva invece gradualmente fino ad una profondità massima di 50 metri circa. Il fondo ha un basamento costituito da una massa scistosa attraversata da
filoni, vene di quarzo e da substrati incoerenti che contengono sabbie grossolane di detrito organogeno da cui emergono frequentemente grossi affioramenti rocciosi.
Avv. Lorenzo Pasqualino Federici
Presidente Parco Nazionale dell’Asinara