Sergio Endrigo vince un Oscar postumo a otto anni dalla morte. Dopo una causa durata 18 anni, il compositore Luis Bacalov ha riconosciuto al cantautore la «copaternità» della colonna sonora de Il postino, il film che nel 1996 conquistò la statuetta per la miglior musica.
La decisione di Bacalov di mettere fine alla causa che si trascinava da 18 anni ri-depositando presso le Società degli autori i bollettini 'l’atto di nascita di quelle musiche' con l’aggiunta dei nomi di Sergio Endrigo (scomparso nel 2005), Riccardo Del Turco e Paolo Margheri.
“Il Postino”, che uscì nel 1994, fu un successo clamoroso in tutto il mondo ed ebbe numerose nomination per l’Academy Award, che però gli valsero un solo Oscar, quello appunto per le musiche, premiate anche con un Nastro d’Argento e un Bafta (il premio dei critici cinematografici inglesi).
Sergio Endrigo collaborò con Bacalov per 11 anni, un sodalizio artistico che ha prodotto “Io che amo solo te”, “Lontano dagli occhi”, “L’arca di Noè” e “Canzone per te”.
Quindi la lite a causa della colonna sonora de “Il Postino”, in cui Endrigo riconobbe la totalità melodico-armonica di un suo brano inciso nel 1974, composto con il cognato Riccardo Del Turco e un amico paroliere e musicista dilettante, Paolo Margheri. La causa per plagio aveva accumulato due sentenze: la prima nel 2001 parzialmente favorevole a Bacalov, la seconda del 2003 che dava ragione a Endrigo. Di qui il ricorso in Cassazione, interrotto ora dalla riconosciuta copaternità da parte del compositore argentino (notizia ripresa dal sito del giornalista Michele Bovi)
La trama
Il film è liberamente ispirato al romanzo "Ardiente Paciencia" di Antonio Skarmeta
Mario figlio di pescatori, non ama la barca e il lavoro di pescatore, l'arrivo di Pablo Neruda (Philipe Noiret) nella piccola isola del Mediterraneo cambierà la sua esistenza: assunto come suo postino, Mario da quel momento tesse intorno al poeta una tela di curiosità, attenzione e devozione che porterà i due a stabilire un affiatato e amichevole legame. Il poeta gli fa conoscere la poesia, che Mario imparerà ad usare anche per conquistare Beatrice (Maria Grazia Cucinotta), la ragazza di cui si è innamorato. La sposerà anche grazie a Neruda. Neruda fa da testimone, nonostante le perplessità del curato. Frattanto l'esilio viene revocato ed il poeta può ritornare in patria.
Passano cinque anni e Mario segue le vicende dell'illustre amico sui cinegiornali, e alla radio. Mario, che aspetta un figlio, registra per l'amico lontano i rumori dell'isola, la voce del mare e del vento, ed il battito cardiaco del nascituro. Cinque anni dopo, Neruda e la moglie entrano di nuovo nell'osteria di Beatrice, e vi trovano Pablito, il figlio di Mario. Mario purtroppo non lo ha nemmeno visto nascere: è morto a Roma durante un comizio in cui doveva leggere una poesia in onore di Neruda.
Potete vedere alcune scene del film sul nostro canale video
Frasi celebri del film
Mario: “La poesia non è di chi la scrive, ma di chi se ne serve.”
Neruda: [In risposta ad una domanda di Mario su una sua poesia] Io non so dire quello che hai letto con parole diverse da quelle che ho usato. Quando la spieghi, la poesia diventa banale.
Meglio delle spiegazioni, è l'esperienza diretta delle emozioni che può spiegare la poesia ad un animo disposto a comprenderla.
Mario: “Don Pablo, vi devo parlare, è importante... Mi sono innamorato!”
Neruda: “Ah, meno male! Non è grave, c'è rimedio.”
Mario: “No, no! Che rimedio… Io voglio stare malato.”
Mario: "Pure a me mi piacerebbe fare il poeta."
Neruda: "No, è più originale continuare a fare il postino. Almeno cammini molto e non ingrassi mai. Noi poeti siamo tutti obesi."
Mario: "Eh...però...con la poesia posso fare innamorare le donne...come, così...come si diventa poeti?"
Neruda: "Prova a camminare lentamente lungo la riva sino alla baia, guardando attorno a te..."
Mario: "E mi vengono le metafore?"
Neruda: "Sicuramente."
Neruda: "La metafora...come dirti...è quando parli di una cosa paragonandola a un'altra...per esempio quando dici <<Il cielo piange>> che cosa vuol dire?"
Mario: "Che...che sta piovendo?
Neruda: "Sì, bravo. Questa è una metafora."
Mario: "Allora è semplice...ebbè perché ci ha questo nome così complicato?"
Neruda: "Gli uomini non hanno niente a che vedere con la semplicità o la complessità delle cose."
Curiosità
Il film viene girato, tra Procida e Salina, le riprese durano 11 settimane, e rendono merito
alla grande bellezza dei paesaggi delle due isole
“Chistu film ‘o voglio fà c’ ‘o core mio, a questo film voglio consegnare fino all' ultimo palpito
spesso le scene da solo, senza averlo di fronte.
(a cura di Stefano Carbone)