La mia visita al Museo Storico delle Comunicazioni:
Impressioni e riflessioni di una visitatrice
E' stato bellissimo visitare il Museo delle Comunicazioni, straordinario al di là di ogni aspettativa, ricco all'inverosimile di reperti rari e preziosi, eppure così poco conosciuto, una specie di proseguimento ideale del percorso di apprendimento che ho iniziato e compiuto insieme a molti amici tanto tempo fa.
Colpisce in primo luogo il rigore che scandisce, sala per sala, come un filo conduttore, l'evoluzione nel tempo e nella storia delle modalità di comunicazione.
Dalla storia della posta in epoca romana e greca e negli antichi stati, all'eccezionale collezione delle buche di impostazione, alla ricostruzione degli uffici postali di epoche passate, ai telegrafi ottici, agli apparati Morse, alla fototelegrafia, alla storia della telefonia (con la sfortunata vicenda di Antonio Meucci); e poi la telegrafia senza fili realizzata da Guglielmo Marconi, cui è dedicato un intero settore, e la sezione dedicata al panfilo Elettra, la storia della radiocomunicazione, la storia della televisione, gli innumerevoli rari e preziosi cimeli, tutto ha catturato la nostra attenzione, anche per merito degli accompagnatori disponibili e competenti, che ci hanno condotto alla fine al settore dedicato alla storia della filatelia. Anche questo è molto interessante, con una ricchissima raccolta di esemplari di francobolli in ordine cronologico, degli stati italiani ma anche di tutti i continenti, catalogati e classificati nei rispettivi raccoglitori e particolari cartoline d'epoca e bozzetti di francobolli (approvati ma non sempre realizzati) molti dei quali di grande valore artistico.
Nell'insieme si percepisce come l'evoluzione tecnico-scientifica delle comunicazioni nel mondo si intrecci con l'evoluzione di tutte le scienze, della società, della storia e con gli aspetti artistici ed umani connessi.
Questo ci riporta alle comuni radici culturali che, in ogni civiltà, riscontriamo tra filosofia, scienza, letteratura, storia ed arte; ci ricorda inoltre il percorso lungo e travagliato che ogni tappa dell'evoluzione della conoscenza umana ha comportato e comporta, all'importanza di guardare con rispetto al passato per poter costruire il futuro.
Sarebbe molto importante che questo messaggio venisse fatto proprio dalle nuove generazioni e facesse parte della loro formazione; secondo Platone “L'indirizzo che si riceve dall'educazione determina anche la futura condotta”.
Ho sognato ad occhi aperti di vedere questo museo pullulare di scolaresche piene di curiosità, recettive ai nuovi stimoli, magari un po' rumorose ma pronte ad apprendere ed elaborare razionalmente le proprie emozioni ed impressioni, ad alimentare così la propria creatività e andare oltre.
E' solo un sogno?
Non penso, in fondo è questo il processo che ha caratterizzato la storia dell'homo sapiens.
Mi è tornato in mente, a questo proposito, un brano (una favola) del bellissimo libro
“Se il sole muore” di Oriana Fallaci, che lessi tanti anni fa e che trae ispirazione proprio dall'evoluzione tecnologica collegata alle imprese spaziali. Lo riporto di seguito:
“.....L'uomo viene dal mare dove prima era pesce, ma il mare era per lui una prigione da cui evadere sembrava una follia. Eppure ne evase, e lentamente pazientemente dolorosamente salì fino alla riva, si abbatté dentro l'aria. Non respirava nell'aria. Le sue branchie supplicavano acqua, acqua, acqua, e in quel vuoto senza liquido lui affogava, soffocava, moriva, la terra era un inferno per lui, un incubo bianco di luce che lo accecava, lo incollava come ventosa, ma lentamente pazientemente dolorosamente, di nuovo tentando,di nuovo morendo, di nuovo tentando per milioni e milioni di anni, egli riuscì a non affogare nell'aria, a non farsi accecare dal bianco, a non restare incollato alla riva. Si fabbricò polmoni adatti e riuscì a respirare nell'aria. Si fabbricò occhi adatti e riuscì a guardare nel bianco. Si fabbricò zampe adatte riuscì a spostarsi per terra. Si fabbricò una spina dorsale adatta e riuscì ad alzarsi in piedi. Si fabbricò mani adatte e riuscì ad agguantare le cose. E così un giorno si accorse che poteva fare di più: poteva pensare. E pensando seppe d'essere un uomo. E gli piacque talmente essere un uomo che da uomo inventò ciò che la natura non aveva inventato. Fregò svelto due pietre e accese il fuoco. Tagliò un albero a fette e costruì la ruote. Mise insieme il fuoco e le ruote ed inventò il treno. Sul treno scoprì che poteva andar svelto e lontano, poteva volare come gli uccelli: e divenne geloso degli uccelli , rubò loro le ali, le mise al treno e volò. Più alto, sempre più in alto, finché divenne geloso delle stelle e creò rozze copie di stelle e schizzò via con loro: a veder oltre la porta chiusa del cielo”.
Ringrazio gli amici della Fondazione proPosta per averci regalato questa esperienza
(che, ripeto,spero possa ripetersi) perchè tutti avremmo voluto disporre di più tempo per poterci godere più a fondo ogni dettaglio sala per sala, ma, data la vastità del museo, sarebbe stato impossibile farlo nel corso di una sola visita; speriamo di poter ritornare!
Comunque mi sono consolata ed ho in buona parte sopperito con la bellissima ed elegante pubblicazione di F.M.R. che ci è stata gentilmente donata e che ho letteralmente divorato.
(Donatella Manchisi)