Come si può essere diversamente walser? Leggere “La Gegnia” del narratore per caso Rinaldo Luigi Del Togno, edito da Tararà, può chiarire le idee. Il libro è un po’ raccolta di ricordi personali, un po’ omaggio alla figura straordinaria di una zia materna, un po’ vademecum sull’evoluzione della val Formazza nel corso del XX secolo: tre aspetti trattati n modo non schematico che anzi si integrano e diventano complementari. Per ottenere il perfetto amalgama Del Togno, per il quale narrare sta diventando un imperativo categorico, ha avuto dalla sua una prosa scorrevole e impeccabile nella quale inserire le colorite espressioni dialettali, la capacità evocativa, la sottile ironia con la quale valutare le bizzarrie dell’umana natura. La Gegnia del titolo, postina di Formazza per un trentennio, è Maria Brusa detta Eugenia, ossolana di nascita e formazzina di adozione, avendo sposato Efisio Matli di Canza. Una zia simpatica e socievole quanto premurosa senza essere iperprotettiva. Sulla sua esperienza di vita in alta val Formazza si innesta il racconto delle comunità di montagna: usi, abitudini strutture delle solide collettività walser, dove la fatica non spaventa e dove il passato sopravvive in certe convinzioni e in certe libertà. Della Formazza dei villaggi e degli alpeggi si apprendono gli antichi ritmi della vita e del lavoro negli anni del grande cambiamento, ovvero del boom economico che cambiò la fisionomia delle valli alpine. Su questo variegato sfondo prendono rilievo l’infanzia felice dell’autore, il terribile inverno del 1951, l’incomprensibile ostilità della Trini – suocera della protagonista. “La Gegnia” ha confermato le qualità di narratore che Del Togno ha rivelato a sé e al mondo con la singolare verve dei “Racconti del PICC” nati intorno a un’esperienza di chemioterapia, arricchendo la schiera dei più dotati narratori locali.
1870 Paola Giacoletti
Rinaldo Luigi Del Togno, sposato e con
un figlio, nato a Domodossola, vive a Verbania, narratore per caso.
Ha vissuto in Formazza dal 1949 al ’56. Si è poi allontanato per motivi di studio e lavoro ma, di fatto, non ha mai abbandonato la valle. Ha operato per trentacinque anni all’Enel nel settore della
Distribuzione. Nel 2014, dopo la collaborazione con un gruppo di colleghi dell’Associazione Seniores Enel di Borgomanero (AnSe) per la stesura di un libro di ricordi lavorativi “Luci nella memoria”,
è scattata una libido scribendi per cui il narrare è diventato per lui quasi una forma di dipendenza. Nell’autunno-inverno 2015-16 ha scritto “I racconti del PICC” storie semiserie e anche un po’
fantastiche intorno a un’esperienza di chemioterapia.
L’interessamento di lettori verso il libriccino, lo ha spinto a realizzare il racconto sulla vita della zia Eugenia, approdata in Formazza nel 1927, ha fatto la postina della valle per trent’anni,
diventando una figura di riferimento.