Chiedo scusa a tutti quelli che possono pensare che stia cercando un’apertura forte, dal titolo altisonante non voglio deluderli.
Purtroppo il titolo in apertura è solo la punta di una realtà che già da qualche tempo era stata segnalata.
Infatti, uno degli appelli più indicativi in questo senso, rivolto a tutti gli appassionati di radio d’epoca incitandoli a svolgere le loro ricerche non soltanto nella sfera degli apparati ma orientare al tempo stesso il loro interesse anche alla loro storia e alla realtà produttiva che li ha concepiti.
Una ricerca volta soprattutto in direzione di quelle piccole realtà locali che hanno operato in ambito artigianale se non addirittura famigliare per brevi periodi. Questo prezioso ordito produttivo, tra l’altro di fondamentale importanza per una stesura, il più preciso possibile, della storia dell’evoluzione della radio, proprio per le sue ridotte strutture economico-operative, ha lasciato di sè ben poche tracce documentali. Mentre è possibile tracciare per la “Radiomarelli”, come per la “S.I.T.I.” Ducati Radio e tante altre entità di dimensioni maggiori, una particolareggiata monografia aziendale, altrettanto diventa impossibile per un’infinità di produttori per i quali a malapena emergono qua e la nelle collezioni qualche apparecchio a testimoniare la loro esistenza.
Il nostro impegno in questo tipo di ricerca non è mai venuto meno e ogni qual volta ci è stato possibile abbiamo portato alla conoscenza il risultato delle nostre indagini o di quelle che ci sono pervenute. Credo che sia necessario comprendere che in una collezione di apparecchi d’epoca la RARITÀ è sempre il punto focale, la perla più importante di ogni collana, a patto però che si sia in grado di apprezzarla, per le sue origini e per le sue qualità storiche e sociali.
Questo senza nulla togliere alle altre marche altisonanti; ma visitare una collezione e trovarsi di fronte ad apparecchi che quasi costantemente si ripetono in tutte le esposizioni commemorative o altro, significa fare i conti con il “déjà vu” (ascolta, "già visto"). Mentre ciò che incuriosisce e attrae restano pur sempre quegli oggetti che proprio per la loro rarità non s’incontrano in tutte le collezioni. Come ne “La storia infinita” di Michael Ende, queste vicende scompaiono, dimenticate, per mancanza di una memoria in grado di farle vivere e mantenerle nei solchi del tempo. Sicuramente tutte queste aziende per un certo periodo sono continuate e, c’è da augurarsi, che ancora alberghino nei ricordi dei loro fondatori, o in quelli dei loro eredi, o ancora nelle esperienze di chi ha partecipato alla loro avventura come dipendenti tecnici o dirigenti.
A volte, mettere insieme storie di questo genere richiede tempo, pazienza, costanza, ma in particolare tanta passione.
Molto spesso da cosa nasce cosa, possiamo farcene un’idea, infatti, la somma delle ricerche di più appassionati e il ricorso all’archivio storico di Radiomuseo.
Il mio appello, vuole avere proprio questo significato: dobbiamo fare in modo che “Il Nulla” non cancelli per sempre memorie preziose reperibili soltanto nei ricordi di chi oggi non ha più venti
anni.
In mancanza di un simile impegno molti apparecchi che albergano negli scafali di tante collezioni rischiano di restare figli di NN, senza una storia e nemmeno un futuro.
(Aniello Stanzione - RadioMuseo)