Gabriel Bucelin, monaco benedettino del Monastero di Weingarten, Stoccarda, topo di biblioteca e studioso di storia, agiografia, genealogia, appassionato d'arte, si lascia affascinare dalla cultura italiana e decide di intraprendere il ''grand tour'' in Italia.
Siamo nella metà del seicento, un secolo in cui il ''sacro furore'' per la classicità romana e per la cultura italiana ha destato in molti personaggi della cultura europea il desiderio di conoscere da vicino la fascinosa terra di Roma, l'Italia, peraltro facilmente raggiungibile grazie alle diligenze postali che percorrono l'Europa, entrando facilmente nella patria della classicità attraverso i suoi passi confinari.
Il nostro padre Bucelin chiede dispensa al suo Superiore che la concede volentieri per un anno e mezzo, e parte avendo come meta finale il centro della cristianità, la città eterna, Roma.
Giunto a Venezia, il nostro rimane affascinato da questa città già allora unica al mondo, e da questa città non si muoverà più per tutto il tempo della dispensa.
Si stabilisce presso il convento dei confratelli benedettini di San Nicolò, nell'isola del Lido, e trascorre il suo tempo tra le amate bibliteche, le tipografie che odorano di piombo presso le quali fa stampare alcune sue opere e la frequentazione di vari ed interessanti personaggi, fra i quali il Barone Ottavio de Tassis che lo accoglie volentieri e spesso nella sua casa ricca di tesori artistici (1).
Di questo piacevole soggiorno veneziano il frate lascia un diario, recentemente dato alle stampe a cura di Gianna Cazzagon sotto l'edizione dei Monaci Benedettini dell'Abbazia di Praglia (2), diario dal quale traspare evidente la sua ammirazione per il Barone de Tassis che gli è stato compagno, oltre che di pranzo, anche di piacevoli dotte conversazioni.
Eccoci, quindi, in casa del Barone de Tassis, nobile figura di gentiluomo tedesco (ma la sua famiglia era originaria del bergamasco), ricco di cultura e di mecenatismo (famosa era al suo tempo la collezione di dipinti dei maestri veneziani del trecento, del quattro- cento, del cinquecento ospitata nel suo palazzo veneziano dei Santi Apostoli) e “Prefetto Generale delle Poste Imperiali a Venezia'' e ''protettore grande'' (3) come lo definisce il Bucelin.
Il viaggio del frate curioso delle cose italiane è stato effettuato certamente tramite la posta dei Tasso, visto che questa grande organizzazione postale era gestita proprio da quella famiglia: da Stoccarda, nei cui pressi si trovava (e si trova) il Monastero di provenienza, a Monaco di Baviera verso il passo del Brennero. Quindi Bolzano e Trento, città quest'ultima da cui si dirama il percorso della posta di Fiandra lungo la Valsugana fino a Venezia, tratto gestito dal ramo veneziano die Tasso che all'epoca era rappresentato appunto dal nostro Barone Ottavio de Tassis.
La Posta di Fiandra quindi è il grande itinerario inserito nell'organizzazione imperiale tassiana, che a Venezia è ancor oggi ricordata nella sua antica sede ai Santi Apostoli da un ''nizioleto'' che recita ''Calle della Posta di Fiandra''. Una posta che, collegata con le altre tratte imperiali, arrivava fino alle città industriose delle Fiandre, Anversa, Bruxelles, Lilla, Amsterdam da dove i molto ricercati prodotti del Nord venivano portati all' emporio veneziano. Di fianco al ponte di Rialto le autorità avevano fatto costruire nei primi anni anni del cinquecento il ''Fontego die tedeschi'' (un precedente fontego era stato distrutto da un incendio).
Il fontego era il punto di incontro, di riposo, di soggiorno, di commercio dei mercanti che scendevano dalle città tedesche per commerciare con i mercanti veneziani.
L'interscambio commerciale tra tedeschi e veneziani era molto attivo: le molto apprezzate spezie orientali che davano sapore gradevole agli insipidi cibi della cucina europea di allora, ma ritenute ottime anche nel campo della medicina, della cosmesi, della disinfezione sanitaria.
I mercanti veneziani andavano ad acquistarle nei porti del Levante e dell'Egitto, a Costantinopoli, a Smirne, al Cairo, ad Alessandria ove arrivavano con le carovane di cammelli dalle lontane Indie, e da Venezia le distribuivano in tutta Europa.
In tutto questo enorme interscambio di merci e di denaro era determinante l'organizzazione postale, alla quale la famiglia Tasso ha dato grande contributo con la sua capacità imprenditoriale.
Se Venezia era il fulcro centrale di tutto questo interscambio, altrettanto lo era la posta die Tasso che consentiva, oltre ai viaggi dei mercanti, lo scambio delle notizie trasmesse mediante le lettere e lo scambio dei rapporti culturali come nel caso del frate Bucelin.
Questi sono i temi che sottendono alla ricerca storica sui Tasso veneziani che l'autore di questo volume ha svolto nel corso degli ultimi anni, e che il Museo die Tasso e della Storia Postale di Camercata Cornello (visita il Museo) porta ora alla divulgazione nell'ambito del progetto internazionale
''I Tasso e l'Europa 2012-2018''.
Adriano Cattani
Direttore del Museo dei Tasso e della Storia Postale
1) Elio Bordignon Favero, La galleria di Ottavio Tassis a Venezia, in
''Le poste die Tasso, un'impresa in Europa'', Bergamo 1984, pp. 139-155.
2) Gabriel Bucelin, Diaro Veneziano 1649-1650, a cura di Gianna Cozzagon,
Abbazia di Praglia Ed. 2013.
3) Gabriel Bucelin, op. Cit., p. 103.