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I tesori nel Museo: i dipinti allegorici

L’immagine allegorica nella storia della Posta.

 

L’allegoria nella storia postale ha origini antiche: un buon punto di partenza per scoprirne la storia può essere il celeberrimo Vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti di Giorgio Vasari.  L’opera, data alle stampe nel 1568, ricorda fra l’altro una commissione del 1550 a Taddeo Zuccaro da parte di Matteo Gherardi di San Casciano, generale delle Poste Pontificie: “Avendo comprato Mattiolo, maestro de le Poste al tempo di Papa Giulio un sito in Campo Marzio, e murato un casotto molto comodo, diede a dipingere a Taddeo la facciata di chiaroscuro, il qual Taddeo vi fece tre storie di Mercurio messaggero degli dei, che furono molto belle”. Il Vasari ci fa così conoscere l’antica facciata della Posta di Roma (l’affresco è purtroppo andato perduto) decorata con allegorie ispirate a Mercurio, il corriere degli dei. 

Antonio Zona (1814-1892) Allegoria del Telegrafo. Opera esposta presso il Museo Storico della Comunicazione - Roma

L’immagine di Mercurio messaggero, per l’arte rinascimentale, esprimeva il senso della funzione postale, rinnovata nella forma e nella sostanza proprio in quel periodo, e lo faceva attingendo alla tradizione classica. Come divinità romana, Mercurio corrisponde all'Ermes di tradizione greca. Figlio di Giove e di Maia, svolgeva compiti di messaggero divino ed era il dio dell’eloquenza, dei ladri e del commercio. Espressione per antonomasia della destrezza, lo si dipinge in abito da viaggio, con cappello a larghe tese o alato e con in mano il bastone da corriere con due serpenti avviluppati. Ai piedi ha calzari alati, simbolo di velocità, mentre vicino a lui si trovano un gallo, la tartaruga, o la bolgetta con i messaggi.

Pochi anni dopo il racconto del Vasari, sempre a Roma, nel 1593 veniva dato alle stampe il libro di Cesare Ripa Iconologia overo descrittione delle immagini universali, destinato ad avere grande successo e numerose ristampe, integrazioni, sviluppi. Tra gli attributi allegorici e iconografici, il Ripa propone anche immagini postali. La più interessante è quella della Diligenza, “Donna vestita di rosso, che nella mano destra tenga uno sperone, et nella sinistra un orologio. La diligenza è un desiderio efficace di fare qualche cosa per vederne il fine. L’orologio, e lo sperone mostrano i due effetti della diligenza: l’uno dei quali è il tempo avanzato, e l’altro è lo stimolo dal quale vengono incitati gli altri a fare il medesimo, et perché il tempo è quello che misura la diligenza, et lo sperone quello che la fa nascere, si dipinge dette figure con queste due cose”.

Queste figure allegoriche sono particolari perché rivelano anche storie linguistiche. Nel Cinquecento l’espressione “viaggiare in diligenza” non designava un viaggio in carrozza, bensì identificava chi per arrivare nel più breve tempo possibile (in primis, i corrieri postali) correva mutando cavallo ad ogni posta.

Il passaggio al viaggio fatto su mezzi a ruota, e quindi al concetto oggi consueto del temine“diligenza”, cioè il mezzo di trasporto, è in realtà di molto successivo: solo dal 1670, ma più compiutamente nel Settecento, si modificherà il significato originario e inizierà a farsi strada l’accezione di Diligenza come carrozza capiente da viaggio per andare con cavalli di posta. E ancora in seguito, con la scomparsa delle stazioni di posta, il senso del termine subirà un nuovo mutamento, e Diligenza finirà per essere chiamato qualsiasi mezzo di trasporto collettivo locale trainato da cavalli.

Il corriere postale (sopra raffigurato con i simboli della professione: il lungo bastone da viaggio e la bolgetta rotonda appesa al fianco) è simbolo della Diligenza nell’atto di superare la Negligenza, rappresentata dal corriere addormentato.Miniatura di Jacques Legrand. Bibliothèque Nationale de France, Français 1023, dettaglio del f.29r (Diligence et Negligence). Jacques Legrand, Le livre de bonnes mœurs. c1400-1410.

Antonio Zona (1814-1892) Allegoria della Posta. Opera esposta presso il Museo storico della Comunicazione - Roma

Alcune delle sue opere più particolari sono conservate presso il Museo storico della Comunicazione. Si tratta in particolare di due tele che hanno come tema proprio l’allegoria delle Poste e quella del Telegrafo. Queste opere si distinguono per la stesura tonale del colore, l’attento studio del disegno, l’irreprensibile chiaroscuro. Caratteristiche che attestano una personalità artistica ormai matura e ripercorrono tutti gli stilemi classici della pittura veneta in quegli anni. Un periodo che non è stato, per la pittura italiana, né facile, né lineare,  perché condizionato dall’ingombrante eredità del passato e dall’imperante idealismo neoclassico, mentre emergevano le nuove tendenze del realismo, insidiato dalla concorrenza della neonata fotografia.

È solo in tempi più recenti che l’interesse verso la rappresentazione iconografica di temi cari alla tradizione postale sembra essere venuto meno; ma se è vero, con il buon vecchio Hegel, che la nottola di Minerva si leva solo al tramonto (cioè che la consapevolezza di un’epoca e con essa la sua rappresentazione nell’immaginario, appaiono solo quando quest’epoca ha superato la compiuta maturità), il futuro non può che riservare piacevoli sorprese: il periodo in cui oggi viviamo è proprio quello in cui le tecnologie della comunicazione hanno raggiunto il loro pieno sviluppo e sembrano attendere solo un nuovo “Tiziano di Gamberale”, pronto a darne una plastica rappresentazione.

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